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regia
Kore'eda Hirokazu
cast
Sakura Andô, Eita, Soya Kurokawa, Hinata Hiiragi, Mitsuki Takahata, Shido Nakamura, Yuko Tanaka, Akihiro Kakuta
durata
123
nazione
Giappone
uscita
22 agosto 2024
genere
Drammatico
distribuzione
Bim Distribuzione
produzione
Film d'essai:
--
altre info su
L’Innocenza, il film diretto da Kore’eda Hirokazu, si svolge in Giappone, in una tranquilla cittadina sul lago. Il piccolo Minato è figlio di una madre single molto affettuosa e la vita scorre serena.
Un giorno il bambino torna da scuola e la donna si accorge che ha uno strano comportamento. A scuola c’è stata una rissa, sembra essersi trattato di una semplice lite tra bambini. Quando gli alunni coinvolti vengono interrogati, le loro risposte tradiscono qualcosa di più grave.
La madre di Minato intuisce che l’insegnante è responsabile della rissa e vuole indagare più approfonditamente. Man mano che la storia prende forma, il problema si ingigantisce e la questione diventa di dominio pubblico…
Preadolescente silenzioso e riservato, Minato ha perso il padre quando era piccolo e vive con la madre, impiegata in una stireria. Vittima a scuola di un professore eccessivamente severo, Minato è difeso dalla madre, la quale si scontra duramente con la preside dell’istituto. Eppure qualcosa non torna: Minato dice la verità o il suo professore è innocente? E se si sbagliasse anche quest’ultimo a considerare il suo alunno un bullo? Perché a guardar la storia da vari punti di vista la realtà cambia e il vero soggetto diventa l’amicizia nascosta tra Minato e un suo compagno di scuola, preso di mira perché effemminato…
Una storia, tre punti di vista, anzi no, quattro, e altrettante, forse ancora di più, posizioni da cui guardare la realtà: dalla prospettiva dei piedi di un bambino su cui il film si apre; dal balcone ai piani alti di un palazzo mentre un edificio vicino va a fuoco; dal sedile di un’auto mentre si parcheggia in retromarcia; dalle scale di una scuola; davanti a una persona a cui si sta chiedendo scusa con un inchino…
Prima che un grande narratore delle dinamiche relazioni, familiari e istituzionali, Koreeda è un grande regista e anche in questo suo nuovo Monster inserisce i cinque protagonisti – Minato e sua madre Saori, il professor Hori, la preside Makiko e il piccolo Yori – all’intero dei loro spazi – le case, la scuola, un tunnel, un rifugio nei boschi – e dà valore soprattutto ai loro movimenti, ai loro sguardi, agli oggetti che li definiscono, alle parole che usano e che vengono fraintese, usate, manipolate.
La frantumazione del racconto, diviso in tre momenti paralleli che corrispondono ai punti di vista di Saori, del professor Hori e di Minato, con la preside Makiko a fare da cerniera tra la seconda e la terza parte – apre alla tipica relatività del cinema di Koreeda, che da sempre, e in particolare in Still Walking, Like Father, Like Son e Un affare di famiglia, riflette sui ruoli familiari e sulle relazioni che nascono fuori da una cornice di affetti istituzionalizzata.
Al centro di Monster, in maniera molto simile a Close (il film di Lukas Dhont dedicato alla fragile amicizia e attrazione fra due preadolescenti), c’è un altro legame inconfessabile, giovane ma già inficiato dallo stigma sociale, che per questo apre a una serie tragica di bugie, incomprensioni, interpretazioni parziali.
Il film resta su una dimensione sospesa del dramma, accennando a una possibile tragedia, scegliendo all’opposto un tono quasi sdolcinato, sottolineato anche dalle musiche di Ryuchi Sakamoto: è forse il limite principale di Monster, che come il precedente Le buone stelle – Broker fa percepire come Koreeda abbia abbandonato la spietata sincerità di altri suoi racconti e cerchi con troppa meccanicità il passo di un cinema lirico, ma con il sospetto di una certa poeticità posticcia.
Resta in realtà, come sempre, la magistrale precisione di scrittura e messinscena con cui il regista dà al film una dimensione simbolica evidente, con gli effetti di rima che tengono insieme le tre parti e i precedenti lavori a sorreggere la riflessione sulla relatività di fatti e parole (il confessionale di Il terzo omicidio, le strade a più direzioni di Un affare di famiglia, il lutto familiare di Still Walking, il tifone e il rifugio dal mondo di Ritratto di famiglia con tempesta).
Di nuovo, in Monster, c’è la creazione di uno spazio insieme realistico e immaginario verso il quale i giovani protagonisti possono tendere, quasi come se ci ritrovasse all’improvviso in un mondo di Miyazaki, fuggendo verso una possibile nuova vita che superi il peso delle parole, dei desideri, dei simboli, oltre ogni possibile, parziale punto di vista.
Commento tratto da www.mymovies.it - Scheda pubblicata il 17 settembre 2024 .