Storia

Gli inizi

Il cinema-teatro Castellani è stato inaugurato nel 1972, al termine della costruzione del nuovo oratorio “San Giuseppe” di Azzate. In realtà prima di allora esisteva già una piccola sala, nella vecchia costruzione oratoriana, dove oggi è ricavata la cappellina (molti avranno notato che il pavimento di questo locale è in leggera pendenza verso l’altare, dove una volta era posizionato lo schermo).

Cinemeccanica Victoria VI-C

Cinemeccanica Victoria VI-C

La sala aveva inizialmente una capienza di 494 posti a sedere, con poltroncine in legno: 200 posti in platea, 200 sulle gradinate e 94 nella galleria in sommità alla sala. L’impianto di proiezione fu realizzato dalla Cinemeccanica di Milano, la più prestigiosa azienda italiana produttrice di apparecchiature per cinematografi: al proiettore esistente Victoria VI-C (detto comunemente “Charlie”) già utilizzato nella vecchia sala ed ancora funzionante con elettrodi di carboncino, fu affiancata la nuova Victoria 8, ambiziosamente definita dagli addetti ai lavori la Rolls Royce dei proiettori.

L’attività del cinema era quella tipica di quei tempi:
le proiezioni avvenivano principalmente al sabato ed alla domenica (con l’invasione di bambini al pomeriggio), con titoli non proprio freschissimi, spesso in circolazione da diverse settimane dalla loro uscita.

Cinemeccanica Victoria 8

Cinemeccanica Victoria 8

 

Gli anni della chiusura

Alla metà degli anni ’80, una stretta alla normativa sulla sicurezza dei locali di pubblico spettacolo impose la chiusura della sala: troppi erano gli elementi che richiedevano di essere aggiornati. Iniziò allora un graduale, silenzioso e sistematico intervento di adeguamento ai nuovi standard di sicurezza: modifica delle porte con installazione dei maniglioni anti-panico, sostituzione dei tendaggi con nuovi tessuti ignifughi, rifacimento dell’impianto elettrico, certificazione del comportamento al fuoco della pavimentazione, separazione antincendio verso gli altri locali dell’oratorio, formazione dei camerini e tanti piccoli interventi minori. Finalmente, nel novembre del 1996, la commissione provinciale di vigilanza per i locali di pubblico spettacolo diede il proprio benestare alla riapertura della sala.

 

Il film della riapertura del Castellani

Il film della riapertura del Castellani

La ripartenza
Il 13 febbraio 1998 la sala ricominciò a vivere; l’inizio fu senz’altro ben augurale: il primo film proiettato fu La vita è bella di Roberto Benigni, che alla fine di quello stesso anno sbarcò in America per poi guadagnarsi ben tre premi Oscar.

I primi tempi la sala venne gestita con un intervento diretto dell’associazione Filmstudio90, di Varese la cui esperienza si rilevò preziosa. Dopo pochi anni l’intera organizzazione dell’attività passò nelle mani esclusive dei volontari della parrocchia, eccezion fatta per i rapporti con le case di distribuzione, ancora oggi gestiti da Filmstudio90.

L’attività era organizzata con la proiezione ordinaria di film in “seconda visione” (la cui distribuzione nazionale era iniziata da 2-3 settimane), aumentando di anno in anno le occasioni in cui si proiettavano anche prime visioni. La programmazione normale prevedeva in genere la proiezione nelle sere dal venerdì alla domenica, più la domenica pomeriggio. Oltre a questa attività vennero da subito organizzati dei cicli di  cineforum, già da allora commentati dall’esperto Alessandro Leone.

 

Nuovi aggiornamenti

La sala oggi

La sala oggi

A distanza di quasi trent’anni dall’inaugurazione la sala però dimostrava la sua inadeguatezza, soprattutto tecnologica, in un settore che nel frattempo si era rapidamente evoluto.

Così già a settembre del 1998 furono effettuati due importanti aggiornamenti: la posa delle nuove poltroncine ed il rifacimento delle’impianto audio.
Le prime furono sostituite anche perché di lì a poco quelle in legno sarebbero risultate fuori norma: vennero scelte poltroncine imbottite della ditta Lino Sonego, società leader nel settore e che quasi trent’anni prima aveva già fornito le sedute in legno. Per dar più agio agli spettatori in platea vennero sacrificati 20 posti a sedere, mentre sulle gradinate ed in galleria venne mantenuta la disposizione originaria.

Per quanto riguarda l’audio venne introdotto il sistema Dolby Stereo SR a 4.1 canali: un altoparlante centrale dietro lo schermo per diffondere il “parlato”, due laterali, sempre dietro schermo a destra e a sinistra per i suoni d’ambiente e la musica ed una serie di altoparlanti perimetrali diffusi lungo tutte le pareti della sala per gli effetti speciali; inoltre, sempre dietro lo schermo, un ulteriore altoparlante è destinato a riprodurre i toni più bassi.

Con l’occasione venne anche acquistata una nuova lanterna (cioè quella parte della macchina di proiezione che contiene la lampada allo Xenon con gli specchi per concentrare il fascio di luce) da montare sulla Victoria 8, spostando quella esistente sulla Charlie e mandando quindi definitivamente in pensione gli elettrodi a carboncino.

 

Il cinema digitale

Intorno all’anno 2000 inizia lentamente l’ultima rivoluzione tecnica nell’ambito della

Proiettore Barco DP2K-15C

Proiettore Barco DP2K-15C

proiezione cinematografica: è il digitale che prevede la sostituzione delle vecchie pellicole da 35 mm con immagini codificate sotto forma di bit; non più un nastro lunghissimo di fotogrammi in sequenza (un comune film da un’ora e mezza circa richiedeva due chilometri e mezzo di pellicola) illuminati da una potente lampada, ma un massiccio hard-disk da dove le singole immagini sono prelevate ed inviate ad un proiettore digitale.

Il cambiamento è radicale e comporta investimenti notevolissimi: inoltre, come si può facilmente immaginare, la tecnologia è in rapida evoluzione. Ed infatti il processo di digitalizzazione avviene con estrema cautela: alla fine del 2011 solo il 30% dei cinema ed il 40% degli schermi italiani erano digitalizzati. Si inizia a parlare di switch-off e cioè di una data dopo la quale la pellicola sarebbe tramontata definitivamente per lasciar spazio soltanto a contenuti digitali: il termine ultimo sembrava essere il 31 dicembre del 2012, subito spostata di un anno; in realtà all’inizio del 2014 in Italia ancora un quarto degli schermi è ancora a 35 mm e le case di distribuzione stanno fornendo ancora (poche) pellicole. La scomparsa delle pellicole è comunque dietro l’angolo: le sale che non passeranno al digitale saranno costrette a chiudere.

 

La digitalizzazione del Castellani

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Locandina della “prima” della Scala 2013

All’inizio del 2012 anche al Castellani si inizia a parlare di digitale: si valutano le tecnologie e, soprattutto, si cercano finanziamenti. Nella seconda metà di gennaio del 2013 hanno inizio i lavori per l’aggiornamento: la vecchia “Charlie” viene smontata e posizionata nell’atrio del cinema, arriva il nuovo proiettore Barco DP2K-15C, sempre fornito da Cinemeccanica, viene aggiornato l’audio (ora è Dolby Digital 5.1) e finalmente, il 1 febbraio 2013 viene proiettato il primo film senza più la pellicola: Quello che so sull’amore, di Gabriele Muccino.

A completamento dell’operazione viene installato anche uno speciale decoder che permette la ricezione dei film via satellite, in alternativa alla consegna degli hard-disk in valigetta; ma soprattutto l’impianto satellitare permette la possibilità di trasmettere eventi livein contemporanea alla loro esecuzione. Già con l’inizio della stagione successiva (2013/1024) vengono proiettate le dirette di cinque opere liriche dalla Scala di Milano, dal Metropolitan Opera di New York e da altri palchi in Italia, oltre ad un balletto da Londra.

L’operazione di ammodernamento è stata resa in parte meno impegnativa beneficiando delle risorse che le leggi nazionali e regionali sul cinema prevedono. Il Castellani è risultato assegnatario di un contributo di Regione Lombardia, partecipando ad il bando per la digitalizzazione delle sale del 2012. La Regione è intervenuta concedendo un finanziamento parziale da restituire in 7 anni ad interessi zero ed  in parte erogando anche un contributo a fondo perso. Anche la normativa statale ha agevolato l’operazione, riconoscendo un credito d’imposta pari al 30% del costo dell’ammodernamento.