In programma nei giorni:
ven 1 feb 2013 ore 21:00
sab 2 feb 2013 ore 21:00
dom 3 feb 2013 ore 16:30
dom 3 feb 2013 ore 21:00
Quello che so sull’amore
regia
Gabriele Muccino
cast
Gerard Butler, Jessica Biel, Dennis Quaid, Uma Thurman, Catherine Zeta-Jones, Judy Greer, James Tupper, Noah Lomax, Iqbal Theba, Sean O' Bryan, Joe Chrest, Grant Goodman, Ritchie Montgomery, Joshua Rush, Jon Mack, Gisella Marengo, Aisha Kabia, Nicky Buggs, Adam Kulbersh, Aidan Potter
durata
100
nazione
USA
uscita
10 gennaio 2013
genere
commedia
distribuzione
Medusa
produzione
Film d'essai:
--
giudizio CNVF
altre info su

Dopo aver abbandonato la professione di calciatore e aver divorziato dalla moglie, George Dreyer si ritrova nuovamente vicino alla sua famiglia quando diventa allenatore della squadra di calcio in cui gioca suo figlio. Fra una partita e l’altra e i corteggiamenti di mamme sole e seducenti, l’uomo tenterà di riconquistare i suoi cari, non prima di aver combinato un bel po’ di guai.

George Dryer è un ex calciatore costretto da un infortunio a lasciare prematuramente il campo e la carriera. Dopo aver confezionato donne e trofei, dopo un figlio e il naufragio del proprio matrimonio, George prova a inventarsi una nuova vita, proponendosi alle televisioni come cronista sportivo. Tra un tentativo e l’altro, si trasferisce a pochi metri dalla casa di Lewis, il figlio di pochi anni che vive con la madre e il suo nuovo compagno. Deciso a rigare dritto e a riguadagnare la fiducia e l’affetto del suo bambino, George accetta di allenare la squadra di Lewis. Scapolo e aitante, il nuovo mister non passa inosservato, cadendo molto presto e troppo spesso vittima delle avances insistite e insistenti di mamme divorziate o in odore di divorzio. Partita dopo partita George recupera il cuore del figlio, provando a segnare il gol più importante della vita: riconquistare la stima e l’amore della sua ex moglie.
Il sottotesto nei film di Gabriele Muccino è quasi sempre una storia produttiva, dove un attore o un produttore propongono al regista nazionale un progetto internazionale. Dopo Will Smith, accanito ammiratore del regista, con cui ha trovato la felicità e salvato sette anime, è la volta del produttore imporre plot, cast e happy end. Guardando Quello che so sull’amore la sensazione è l’accettazione del sistema. Gabriele Muccino ha ceduto arte e armi. Si è garantito il futuro e si mantiene stretto il presente hollywoodiano ma a quale prezzo? Non è facile imporsi e imporre la propria autorialità in un contesto fortemente standardizzato, sia narrativamente che formalmente, ma creare un po’ di disagio, erodere qualche certezza spettatoriale, concepire trabocchetti e inattesi snodi diegetici forse è possibile.
Il rammarico espresso nelle dichiarazioni del regista romano lascia pensare a ragione che il sogno di cinema di Muccino non coincida con quello hollywoodiano e allora perché limitare la rappresentazione dell’inquietudine a vantaggio di una normalizzazione rassicurante? Perché ricomporre la conflittualità del protagonista dentro un giardino e un finale lieto? Perché accontentare i committenti e scontentare le proprie inclinazioni? In attesa di una filmografia che risponda in un senso o nell’altro a questi interrogativi, è più utile concentrarsi sul prodotto fatto e finito.
Commedia stranieraQuello che so sull’amore è una centrifuga di situazioni smaltate, una semplificazione estrema della formula romantica che si regge grandemente sull’interpretazione e il physique du rôle di Gerard Butler, padre in affanno e indeciso se dare un calcio alla vita o al pallone. Precipitato in una narrativa senza asperità, gli fa corona una trionfante esposizione divistica che sfrutta l’appeal ritoccato di Uma Thurman e Catherine Zeta-Jones, risolvendo i rispettivi personaggi in un paio di rapidi passaggi. Ma non c’è performance attoriale o misura scenografica che possa sopraffare o solo ridurre la centralità di Butler, abbigliato e acconciato come un Muccino ‘minore’. E la prossimità somatica dell’attore scozzese con Silvio Muccino è la traccia in cui si rintraccia l’anima e la pancia di tutti i personaggi ‘farfuglianti’ del regista, portatori di un nomadismo sentimentale e di un sistema instabile di relazioni affettive.
Racconta in fondo la stessa storia Gabriele Muccino, quella di un uomo posto di fronte a una scelta e incapace di decidere tra quello che aveva e quello che ha. E poi, dopo aver oscillato per un’ora e quaranta, minuto più minuto meno, tra fuga e ritorno, il protagonista ritrova l’equilibrio e recupera la relazione in crisi o si stabilisce in un nuovo rapporto. Meccanismo vecchio e collaudato che, neanche a dirlo, fonda la commedia hollywoodiana classica. Che in questa occasione preferisce la ricongiunzione, preservando la coppia e il percorso distributivo del film.

Commento tratto da www.mymovies.it - Scheda pubblicata il 31 gennaio 2013 .