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regia
Ken Loach
cast
Dave Turner, Ebla Mari, Claire Rodgerson, Trevor Fox, Chris McGlade, Col Tait, Jordan Louis, Andy Dawson, Debbie Honeywood, Reuben Bainbridge, Joe Armstrong (II), Rob Kirtley, Chris Gotts, Abigail Lawson, Chris Braxton, Laura Lee Daly, Andrea Johnson, Lloyd Mullings, Laura Daly, Maxie Peters, Neil Leiper, Lorenzo McGovern Zaini
durata
113
nazione
Francia
uscita
16 novembre 2023
genere
Drammatico
distribuzione
Lucky Red
produzione
Film d'essai:
--
altre info su
The Old Oak, film diretto da Ken Loach, è incentrato su un villaggio del nord-est dell’Inghilterra. Dato che le miniere del paesino sono state chiuse, le persone, in particolare i giovani, stanno abbandonando la terra. È così che quella che un tempo era una fiorente comunità, si ritrova piena di rabbia, risentimento e senza un briciolo di speranza per il futuro.
Le case tornano disponibili e a un prezzo economico, offrendo un posto sicuro ai rifugiati siriani giunti in Gran Bretagna negli ultimi anni. Ma come saranno accolti i siriani dalla gente del posto? E cosa ne sarà di The Old Oak, l’ultimo pub del villaggio?
L’Old Oak è un posto speciale. Non è soltanto l’unico pub aperto in un ex cittadina mineraria del nord est dell’Inghilterra, è l’unico luogo pubblico in cui le persone possono ritrovarsi. TJ Ballantyne lo tiene in piedi con buona volontà ma rischia di perdere una parte degli avventori affezionati quando nel quartiere vengono accolti alcuni rifugiati siriani. In particolare TJ si interessa alla giovane Yara che si è vista rompere, con un atto di intolleranza, la macchina fotografica a cui tiene in modo particolare. Per l’uomo è l’inizio di un tentativo di far sì che le due comunità possano trovare un modo per comprendersi.
Lo ha già però detto in passato regalandoci in seguito altre opere che restano nel cuore e nella mente di chi ancora conservi anche un minimo di sensibilità. Speriamo che anche in questa occasione si tratti solo di un, per quanto doveroso, allarme senza conseguenze. Perché anche questa volta Loach, con il fedele Laverty, ci regala un film necessario. Entrambi sembrano avere in mente una frase di Abraham Lincoln: “Possiamo lamentarci perché i cespugli di rose hanno le spine o gioire perché i cespugli spinosi hanno le rose”. La cittadina in cui è ambientato il film di spine ne ha tante.
Non c’è più quella che era una comunità che costruiva la solidarietà intorno alla comune operatività (e, quando è stato necessario) alla comune lotta per la difesa del posto di lavoro nell’attività mineraria. Sono rimasti nuclei familiari isolati tra cui sembrano prevalere solo coloro che vivono di recriminazioni e vedono in chiunque altro si avvicini loro un profittatore che vuole togliergli quel poco che gli è rimasto. Laverty, in un’annotazione sul protagonista TJ aveva scritto “TJ ha perso la speranza”. La domanda che lui e Ken si pongono è se sia possibile coltivarne ancora un possibile germoglio. Lo trovano nei siriani che vengono alloggiati in appartamenti vuoti e che sin da subito vengono più respinti che accolti.
Loach sin dalle prime immagini ci fa riflettere sul ruolo del documento che si fa memoria. Yara scatta foto al suo arrivo, prima che la macchina fotografica, le venga fatta cadere a terra rompendosi. Nella sala ormai chiusa da tempo che si trova dietro il bancone del pub ci sono, appese alle pareti, foto degli scioperi degli anni Ottanta. L’arrivo di Yara ridà vita e senso non solo a quelle immagini ma anche a quel locale. La solidarietà che nasce dal basso per Loach è sempre stata la chiave di volta sia di storie individuali che collettive.
Non gli difetta però la lucidità per rendersi conto che a quest’ultima si oppongano forze disgreganti sempre più attive e invasive (social compresi). È contro questa deriva che fa sì che l’incontro con l’altro non sia più un arricchimento ma rappresenti solo una minaccia, che il suo cinema si fa speranza contro ogni possibile resa. Se poi qualcuno pensasse che Ken, con la lunga sequenza nella cattedrale della città, si sia in tarda età convertito può stare tranquillo. La sua è sempre stata una fede, nonostante tutto, nell’uomo. Questo però non lo ha mai spinto a posizioni manichee nei confronti della religione o dei suoi esponenti.
Fin dai tempi di Piovono pietre aveva dimostrato di saper trovare nel sacerdote l’unica persona ancora attenta alle condizioni del singolo. Oggi, in quella chiesa e con un coro che sta provando dei canti, ci offre una riflessione sull’integralismo musulmano. Perché Loach è stato e continua ad essere un uomo libero, privo di steccati mentali e capace di distinguere. Senza arrendersi mai di fronte ai tentativi, oggi sempre più massicci, di dividere scientemente le persone in ‘noi’ e ‘loro’ . The Old Oak (la vecchia quercia) è lui.
Commento tratto da www.mymovies.it - Scheda pubblicata il 22 gennaio 2024 .