In programma nei giorni:
gio 5 ott 2017 ore 21:00
Io Danzerò
regia
Stéphanie Di Giusto
cast
Soko, Gaspard Ulliel, Melanie Thierry, Lily-Rose Depp, François DamiensLouis Garrel, William Houston, David Bowles, Louis-Do de Lencquesaing, Petra Buckova, Charlie Morgan, Denis Menoche
durata
108
nazione
Francia
uscita
15 giugno 2017
genere
Biografico
distribuzione
I Wonder Pictures
produzione
Film d'essai:
Si
giudizio CNVF
altre info su

La regista Stéphanie Di Giusto riscopre Loïe Fuller, grande protagonista della meravigliosa Parigi dei primi del Novecento. Coperta da metri di seta, circondata di luci elettriche e colori, Loïe reinventava il suo corpo a ogni esibizione, sorprendendo il pubblico con la sua ipnotica e celebre “serpentine dance”. Divenuta presto il simbolo di una generazione, avrebbe fatto di tutto per perfezionare la sua arte, incurante anche della sua salute. Ma l’incontro con Isadora Duncan avrebbe cambiato presto tutte le carte in tavola..

Loïe Fuller, adolescente irrequieta che legge Shakespeare e tira col lazo, cresce col padre nel West americano. Alla morte violenta del genitore ripara in città dalla madre, una donna timorata di dio che vorrebbe farne una bigotta. Stretta negli abiti che la madre le cuce addosso, Loïe sogna di fare l’attrice e di calcare il palcoscenico. Tra un’audizione e una delusione trova il gesto che cambierà la sua vita e la condurrà dall’altra parte dell’oceano. Sprofondata dentro un mare di seta e attrezzata con lunghe bacchette inventa una danza impalpabile e illuminata da effetti cromatici. Ma l’America non è ancora pronta ad accogliere la sua visione, traslocata a Parigi trova un mondo all’altezza del suo talento. A contatto con i teatri e i movimenti artistici perfeziona la sua performance e diventa icona indiscussa al debutto del Ventesimo secolo.Figura di prua della Parigi avanguardista, pioniera della danza contemporanea, ammirata da Mallarmé e Lautrec e ‘scolpita’ da Rodin, Loïe Fuller fu musa e impresaria di una stagione gloriosa. Prima performeuse della storia, inventa un gesto, cerca spazi espressivi e sotto metri di tessuto leggero sboccia sulla scena come una farfalla.Biografia romanzata, La danseuse di Stéphanie Di Giusto è meno interessata al carattere avanguardista della sua eroina e molto concentrata sul corpo della Fuller, che inventa la danza serpentina, caleidoscopica estremizzazione della skirt dance. Le sue straordinarie doti, imprenditoriali prima che motorie, producono uno spettacolo strabiliante che cattura la natura con la tecnica. Trasfigurata in fiore, farfalla, fiamma da veli avvolgenti, bacchette che prolungano i movimenti delle braccia e proiezioni colorate che disegnano illusioni sulla seta, la Fuller è il punto di incontro fondamentale tra il cinema e la danza. Perché come coglie bene la Di Giusto, l’arte dell’artista americana è oltre la danza. A dispetto del titolo, la Fuller non era propriamente una ‘ballerina’, non lo era nel senso delle architetture di movimento e di tecniche o stili precisi, lo era piuttosto nel senso di arte del corpo. Spazio e vibrazioni del corpo sono stati la materia prima della sua danza ‘filtrata’ dalla luce. Visionaria che si fece stella con una disciplina tenace e la manipolazione dei tessuti con raggi luminosi sapientemente diretti, i suoi spettacoli teatrali diventano pienamente cinematografici come dimostra La danseuse, film ipnotico e ammaliante. Attraverso sequenze suggestive la regista riproduce le figure mutevoli e le immagini oniriche ma fascinosamente presenti allo sguardo generate dalla Fuller, ‘fissata’ a un meccanismo invisibile al pubblico. Biografia romanzata, La danseuse di Stéphanie Di Giusto è meno interessata al carattere avanguardista della sua eroina e molto concentrata sul corpo della Fuller, che inventa la danza serpentina, caleidoscopica estremizzazione della skirt dance. Le sue straordinarie doti, imprenditoriali prima che motorie, producono uno spettacolo strabiliante che cattura la natura con la tecnica. Trasfigurata in fiore, farfalla, fiamma da veli avvolgenti, bacchette che prolungano i movimenti delle braccia e proiezioni colorate che disegnano illusioni sulla seta, la Fuller è il punto di incontro fondamentale tra il cinema e la danza. Perché come coglie bene la Di Giusto, l’arte dell’artista americana è oltre la danza. A dispetto del titolo, la Fuller non era propriamente una ‘ballerina’, non lo era nel senso delle architetture di movimento e di tecniche o stili precisi, lo era piuttosto nel senso di arte del corpo. Spazio e vibrazioni del corpo sono stati la materia prima della sua danza ‘filtrata’ dalla luce. Visionaria che si fece stella con una disciplina tenace e la manipolazione dei tessuti con raggi luminosi sapientemente diretti, i suoi spettacoli teatrali diventano pienamente cinematografici come dimostra La danseuse, film ipnotico e ammaliante. Attraverso sequenze suggestive la regista riproduce le figure mutevoli e le immagini oniriche ma fascinosamente presenti allo sguardo generate dalla Fuller, ‘fissata’ a un meccanismo invisibile al pubblico. Sbilanciata da una storia d’amore, quella consumata col conte di Gaspard Ulliel, nobile decaduto e ‘stupefacente’ che finanzia il suo sogno dall’altra parte del mondo, La danseuse perde qualche volta il controllo della traiettoria ma poi lo ritrova col personaggio di Isadora Duncan, prodigio anche lei americano che vince la Fuller nel momento in cui l’artista pensava di aver trovato la grazia cercata tutta la vita. A incarnarla sullo schermo è l’incantevole Lily-Rose Depp, meravigliosamente eterea e opportunista. La sua Duncan entra a piedi nudi nella danza e nella vita della rivale, opponendo al dispositivo la fluttuazione, al movimento teatrale il movimento naturale del corpo. Sciolta ed esposta in tuniche leggere, innamora la Fuller e come lei diventa promotrice di se stessa. La Di Giusto abbraccia con sguardo appassionato ma gravezza narrativa il destino di due artiste che hanno inciso sul panorama culturale del tempo stimolando riflessioni, influenzando il gusto e diventando soggetto di produzioni artistiche. Nel segno di un’indipendenza rivendicata con forza, la giovane autrice rimarca nelle sue eroine la trasgressione sessuale e la vanificazione dello stereotipo sessuale della danzatrice, la prima celando il corpo nei tessuti, la seconda facendone l’oggetto della propria arte scenica in forma sublimata. Negli anni in cui nasceva il cinema sbarcano entrambe in Europa e finiscono per delineare due tendenze opposte negli intenti e negli obiettivi: una naturalistica, quella dei fratelli Lumière che riproducono la realtà fedelmente come il corpo della Duncan libero nello spazio, e una spettacolare che utilizza trucchi e illusioni ottiche proprio come fanno George Méliès e Loïe Fuller. Cinema e danza, arti coetanee, nuove nello stesso momento e a cavallo tra due secoli, si attraggono e si influenzano a vicenda nel rispetto delle diversità, sublimate in due corpi in movimento verso il cinema e una danza libera. Portatrici di visioni e rivoluzioni artistiche differenti, la Fuller aggrappata all’ideale progressista delle conquiste scientifiche e tecnologiche, la Duncan a quello tardo-romanico del ritorno alla natura e dell’ellenismo, le danseuses tornano a respirare attraverso un montaggio nervoso e la tensione dinamica e palpabile delle sue protagoniste.

Commento tratto da www.mymovies.it - Scheda pubblicata il 18 settembre 2017 .