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dom 20 apr 2014 ore 21:00
lun 21 apr 2014 ore 16:30
lun 21 apr 2014 ore 21:00
Noah
regia
Darren Aronofsky
cast
Russell Crowe, Jennifer Connelly, Logan Lerman, Douglas Booth, Emma Watson, Julianne Moore, Ray Winstone, Anthony Hopkins, Martin Csokas, Jóhannes Haukur Jóhannesson, Arnar Dan, Kevin Durand, Dakota Goyo, Mark Margolis, Madison Davenport, Nick Nolte
durata
132
nazione
USA
uscita
10 aprile 2014
genere
Drammatico
distribuzione
Universal Pictures
produzione
Film d'essai:
--
giudizio CNVF
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Darren Aronofsky racconta nel suo stile la storia di Noè e di come l’uomo, ossessionato da terribili visioni prima del diluvio universale, deciderà di proteggere la sua famiglia dall’arrivo dell’alluvione.

Noè, ultimo discendente della stirpe di Set, vede morire suo padre per mano dei discendenti di Caino. Diventato adulto una notte il Creatore gli parla in sogno annunciandogli la fine dell’umanità con un grande diluvio e instillando in lui lo stimolo a costruire un’arca in cui stipare tutti gli animali assieme alla moglie, i figli e le mogli dei figli. Aiutato dai giganti (antica stirpe che popola la Terra, originariamente scesa dal cielo per pietà verso gli uomini) costruisce l’arca e la difende dagli attacchi portati dal resto degli uomini quando è ormai chiaro che la fine è vicina. Tentato a sua volta da un eccesso di religiosità e adesione alla furia divina rischia di uccidere la propria discendenza e sconfigge la propria nemesi infiltratasi nell’arca fino a sopravvivere e ritrovare la Terra.
La storia di Noè e del diluvio si sviluppa nei capitoli dal 5 al 9 della Genesi, all’interno della Bibbia. Si tratta di poche pagine, descrizioni stringate e accenni (come è uso nel libro sacro) a tratti molto ermetici. Da questa esigua fonte d’ispirazione Darren Aronofsky assieme allo sceneggiatore Ari Handel (entrambi provenienti da un’educazione ebraica) ha tratto un film di più di 2 ore, aggiungendo molto e interpretando la componente visiva con libertà ma sempre a partire da una decisa fedeltà al testo. Non sono quindi sostanziali i tradimenti di Noah, quanto visivi. Le parole della Bibbia sono trasposte con cura e dovizia, semmai è l’immaginazione che le porta in vita a cercare iperboli e un titanismo narrativo, che in questi anni al cinema è parente del fantasy, molto distante dalle usuali rappresentazioni. A tutto ciò poi vanno aggiunte sparute invenzioni come quella dell’infiltrato nell’arca, delle scene di combattimento di Noè, il ruolo delle donne (mai nominate nel testo d’origine) o ancora della rappresentazione dei poteri di suo nonno Matusalemme. Simili trovate fanno subito suonare straniante e fastidiosa la rappresentazione biblica, specie ad un occhio europeo.
Da un punto di vista cinematografico però la visione di Aronofsky non manca un colpo, fonde come di consueto nel suo cinema una passione per il montaggio serrato usato per raccontare i processi mentali ad un uso espressivo dei volti (che da The Wrestler in poi è una costante), trovando in Russell Crowe rasato e con la barba la personificazione di un patriarca, in un corpo filmico tra i più pesanti e vivi. Se il mondo di Noah è dipinto come una fusione di reale e magico, gli uomini sono invece quanto di più materiale e carnale ci sia. Umanità concreta in un universo mitologico. Dunque, al netto delle molte trovate che iniettano la storia tradizionale con lo spettacolo hollywoodiano, quel che interessa ad Aronofsky non è diverso da quel che interessa a Scorsese quando si occupa dei miti cristiani: come possa accadere che un uomo di carne ad un certo punto dialoghi con l’assoluto e si faccia interprete della sua volontà.
Questo Noè è molto lontano dalle rappresentazioni bibliche classiche e molto vicino al cinema di grande incasso contemporaneo, agisce spesso come un invasato, interpreta male il volere divino e sembra preso in un delirio che gli viene dall’aver ricevuto più di quel che possa tollerare. Punti di vista dai quali Noah è molto riuscito, interessante e animato da un vivo interesse per lo sforzo emotivo (The Wrestler), la difficoltà di avere nella propria testa qualcosa di superiore (Pi greco), un frustrato desiderio di relazione con l’assoluto (The Fountain) e la dissociazione mentale (Il cigno nero).
Melodrammatico, a tratti dozzinale nell’esporre sentimenti basilari e dinamiche elementari ma anche energico nella sua rappresentazione di un mondo antidiluviano e della maniera in cui la volontà di un Dio possa piegare gli elementi, Noah è duro da ricevere se non si considera la cultura in cui è prodotto ma anche portatore di una fusione tra tradizionale e contemporaneo (mantenere in vita le storie che fondano la società occidentale) che non è banale.

Commento tratto da www.mymovies.it - Scheda pubblicata il 30 marzo 2014 .