In programma nei giorni:
ven 20 ott 2017 ore 21:00
sab 21 ott 2017 ore 21:00
dom 22 ott 2017 ore 16:30
dom 22 ott 2017 ore 21:00
Il palazzo del Viceré
regia
Gurinder Chadha
cast
Hugh Bonneville, Gillian Anderson, Manish Dayal, Huma Qureshi, Lily TraversJaz Deol, Om Puri, Michael Gambon, Neeraj Kabi, Denzil Smith, Simon Callow, David Hayman, Simon Williams, Arunoday Singh, Sarah-Jane Dias, Lucy Flemin
durata
106
nazione
Gran Bretagna, India
uscita
12 ottobre 2017
genere
Drammatico
distribuzione
Cinema
produzione
Film d'essai:
Si
giudizio CNVF
altre info su

1947. Dopo 300 anni il dominio dell’Impero Britannico in India si avvicina alla fine. Ad accompagnare la delicata transizione del Paese verso l’indipendenza è il nipote della Regina Vittoria, Lord Mountbatten (Hugh Bonneville), che con la moglie e la figlia si stabilisce per sei mesi nel Palazzo del Viceré a Delhi. L’ultimo viceré, impegnato nella mediazione tra induisti, musulmani e sikh, fallisce nell’appianare il conflitto che sfocia nella cosiddetta “Partition” fra India e Pakistan, coinvolgendo anche l’intero personale del Palazzo. Le storie della famiglia Mountbatten e quelle di alcuni membri dello staff si intrecciano sullo sfondo di una dolorosa separazione. I giovani Aalia e Jeet (Manish Dayal), entrambi a servizio nella dimora, diventano testimonianza degli effetti dell’ostilità tra comunità religiose: l’una musulmana, l’altro induista, allo scoppio dello scontro saranno chiamati a prendere una decisione epocale.

A seguito della decisione britannica di rinunciare al possesso dell’India, che notoriamente nel 1947 ottiene l’indipendenza, l’ultimo incarico politico nella futura ex colonia da parte di Sua Maestà è affidato a Lord Mountenbatten nella veste di viceré: si tratta di gestire la delicata transizione del Paese verso la propria autonomia. L’aspetto più complesso è rappresentato dal conflitto apparentemente insolubile fra induisti, musulmani e sikh, che si rifiutano di convivere pacificamente in una stessa nazione nonostante gli insegnamenti di Ghandi. L’opzione deliberata fra le parti sfocia nella cosiddetta “Partition” fra India e Pakistan: una separazione dolorosa e fatale per milioni di famiglie indiane incluse le 500 persone a servizio nell’immensa dimora del vicerè. “La storia è scritta dai vincitori”. Con questo statement politico Gurinder Chadha dà inizio al dramma storico a 70 anni dalla Partition di cui la sua stessa famiglia è stata vittima. Fortemente motivato da tali urgenze personali, il film della regista anglo-indiana adotta volutamente un registro narrativo lineare ed inequivocabile per ottenere le massime comprensione e diffusione. Tanto che per la distribuzione in India, prevista per l’11 agosto in prossimità con l’anniversario della Partition, Chadha sta finalizzando la doppia versione inglese e indù, quest’ultima destinata ai centri abitati più piccoli. Indirizzandosi all’amplificazione spettatoriale, la regista sacrifica dunque il linguaggio, calibrato su un’indiscutibile spettacolarità scenografica ma su una sceneggiatura e regia “basiche”, dove a dettar legge sono campi totali e medi, con l’oggetto semantizzato quasi regolarmente incorniciato al centro delle inquadrature, sempre rigorosamente patinate. L’unica eccezione concessa a tale “regime” risiede nell’alternanza del girato a materiali d’archivio Movietone con video dell’epoca. La produzione di senso si fa immediata in quest’opera d’epica storica e militanza politica, inclusiva anche del genere melò per l’inserzione della vicenda privata ed esemplare di una giovane coppia di innamorati “separata” dalle differenze religiose. Al di là dell’innaturale scelta di dividere unico Paese, ciò che preme a Chadha è fare luce (e denuncia) sulle trame strategiche alla base della Partition, sdoganando la figura di Mountbatten (splendidamente interpretata da Hugh Bonneville) e famiglia (bellissimo il ruolo della moglie Edwina affidato a una convincente Gillian Anderson), di fatto “pedina” inconsapevole di un accordo precedentemente ordito da Churchill con il leader musulmano Jinnah. Con la grave denuncia il cerchio si chiude, e lo “statement” in apertura del film raccoglie la propria compiutezza nella dedica (giustificata ma un po’ retorica come l’intero film) all’oltre milione di morti causati dalla Partition, capace di “sradicare” ben 14 milioni di indiani.

Commento tratto da www.mymovies.it - Scheda pubblicata il 16 ottobre 2017 .